Speleo Club Ribaldone - Genova

Gruppo speleologico fondato nel 1970

Secondo cippo sul Ramaceto

Il secondo ritrovamento di un cippo confinario che testimonia l’esistenza di un latifondo imperiale d’altura in Liguria.

Un’altra preziosa scoperta archeologica è stata fatta sul Monte Ramaceto, in Liguria.

Due escursionisti, mentre camminavano sul Sentiero Italia CAI, hanno notato un cippo di arenaria inciso, risalente al II secolo d.C.

Questo ritrovamento segue quello di un altro cippo confinario avvenuto nell’ottobre 2015 nello stesso luogo.

Il cippo, opistografo, presenta incisioni su entrambi i lati: da una parte “Caesaris nostri” (“di proprietà del nostro Imperatore”) e dall’altra “PMG” (forse “Publicum Municipii Genuesium”, di proprietà del Municipio dei Genovesi, o forse lettere iniziali di un latifondista privato).

Henry De Santis, presidente dello Speleo Club Ribaldone, archeologo e speleologo, ha spiegato che il reperto è stato prima indagato in situ mediante uno scavo in somma urgenza, poi elitrasportato in un luogo idoneo al successivo trasporto via terra.

Il cippo era visibile e quindi potenzialmente danneggiabile, quindi era necessario metterlo in sicurezza dopo aver geolocalizzato il luogo di ritrovamento.

Il cippo è un “terminus“, un segno pubblico dei confini delle proprietà.

Questo ritrovamento, insieme a quello del 2015, testimonia l’esistenza di un latifondo imperiale d’altura, che confinava con proprietà private.

Il latifondo imperiale faceva parte di un sistema di circoscrizioni che si estendeva da Veleia, uno dei più importanti siti romani del Nord Italia, alla Val d’Aveto e fino alla costa.

Questi due monoliti sono i primi documenti in Italia a illustrare il latifondo imperiale anche in Liguria, probabilmente in tutto il suo territorio montano, e a precisarne con esattezza l’ubicazione.

Il sistema nasceva per interesse allo sfruttamento del legname e alla produzione laniera.

Il cippo sarà esposto, insieme al precedente, presso il Museo Archeologico di Sestri Levante, depositario di una pregevole collezione di reperti di età Romana della Liguria orientale.

Questa scoperta di importanza straordinaria e di rilevanza nazionale testimonia il potenziale, anche evocativo, di un’antica Liguria, evidentemente nel cuore dell’Imperatore.

 


La ricerca del tempo perduto rileva un altro tesoro in quota 

Recupero importante sul Monte Ramaceto (GE)

Un cippo di arenaria risalente all’età Romana analogo a quello trovato nell’ottobre 2015 nello stesso luogo

L’archeologia comprende e studia tutto quello che è sepolto sotto terra e può essere oggetto di scavo: non ha limiti di tempo: capita, a volte, di reperire tesori camminando.

Camminare è  leggerezza, storia e memoria, ed emozione: e le emozioni a volte portano nel posto giusto.

Ad esempio sul Sentiero Italia CAI,  nel tratto tra il Passo della Forcella e il Passo di Ventarola: un magico susseguirsi di dorsali, pendii e corsi d’acqua con diversi andamenti.

Ci si perde tra faggi, castagni, noccioli: dal Passo della Crocetta si sale fino al Monte Ramaceto, a 1345 m di quota, con un sorprendente affaccio sul mare.

Proprio qui, poco tempo fa due escursionisti in cerca dei silenzi della Liguria hanno notato un cippo di arenaria inciso: qualche foto, e subito hanno avvisato le Forze dell’Ordine, come previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio.

“Il reperto” – riferisce Henry De Santis, presidente dello Speleo Club Ribaldone, archeologo e speleologo – “è stato prima indagato in situ mediante uno scavo in somma urgenza, poi elitrasportato, venerdì 19 maggio, in un luogo idoneo al successivo trasporto via terra. Il reperto era visibile, quindi potenzialmente danneggiabile”: quindi occorreva metterlo in sicurezza, dopo aver geolocalizzato il luogo di ritrovamento.

Il cippo risale al II secolo d.C. ed è opistografo, vale a dire inciso sui due lati: da una  parte “Caesaris nostri” (“di proprietà del nostro Imperatore”) e dall’altra “PMG” (forse “Publicum Municipii Genuesium”, di proprietà del Municipio dei Genovesi, o forse lettere iniziali di un latifondista privato). 

E’ il secondo ritrovamento di un cippo confinario dove è citato un latifondo di proprietà imperiale.  Il primo era stato trovato da Italo Franceschini, già Ispettore dell’allora CFS, dopo mesi di ricerche: era noto da decenni agli abitanti del posto, che però ne avevano perso le tracce.

Sono “termini”: segni pubblici, un tempo inamovibili, dei confini delle proprietà. Testimonianze  dell’esistenza di un latifondo imperiale d’altura, che confinava con proprietà private: la più grande estensione era quella posseduta dall’Amministrazione Imperiale romana, tuttavia.

Il latifondo imperiale faceva parte di un sistema di circoscrizioni che si estendeva da Veleia, uno dei più importanti siti romani del Nord Italia, alla Val d’Aveto e fino alla costa.  

I due monoliti sono i primi documenti in Italia ad illustrare il latifondo imperiale anche in Liguria, probabilmente in tutto il suo territorio montano, ed anche a precisarne con esattezza l’ubicazione: il sistema nasceva per interesse allo sfruttamento del legname e alla produzione laniera. Lo stesso tipo di insediamento era ad est, come descritto dalla Tabula di Veleia, che svela un catasto rurale con successione di latifondi imperiali e privati.

“Un unicum”, ribadisce Henry:  una scoperta di importanza straordinaria e di rilevanza nazionale, che testimonia il potenziale, anche evocativo, di un’antica Liguria, evidentemente nel cuore dell’Imperatore.

Il cippo sarà esposto, con il precedente, presso il Museo Archeologico di Sestri Levante., depositario di una pregevole collezione di reperti di età Romana, della Liguria orientale.

Bibliografa:  

Italo Pucci “Culti Naturalistici della Liguria Antica”

Vincenzo Tiné e Bruno Massabò  Mostra “Storie dalla Terra e dal Mare. Archeologia in Liguria 2000-2015”

https://www.scintilena.com/un-nuovo-tesoro-archeologico-ritrovato-sul-monte-ramaceto-un-cippo-di-arenaria-risalente-alleta-romana/04/23/

 




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