Fondato il 10 Agosto 1970 da speleologi già operanti in altri Gruppi Genovesi, il Club ebbe come prima denominazione: "SPELEO CLUB PEGLI 'GIANNI RIBALDONE'" e sede nella Delegazione Pegliese.
Nel giugno 1975 entrò a far parte dell'Università Popolare Sestrese mantenendo la denominazione: "SPELEO CLUB 'GIANNI RIBALDONE'"; ciò anche in omaggio a Gianni Ribaldone, alpinista e speleologo - prematuramente scomparso il 3 Giugno 1966 nel corso di un'ascensione al Mont Blanc de Tacul - Medaglia d'oro al Valor Civile per aver eroicamente partecipato al drammatico intervento di soccorso nella grotta "Buco del Castello" nell'aprile 1966.
Aderente alla Delegazione SpeleologicaLigure, iscritto alla Società Speleologica Italiana, il Club ha, quali scopi preminenti, l'esplorazione, lo studio, la documentazione e la salvaguardia della
zona carsica posta alle spalle della Delegazione Sestrese - Monte Gazzo ed Alta Val Chiaravagna - limite meridionale della "linea calcarea" Sestri-Voltaggio; nonché la promozione e la divulgazione della Speleologia, attraverso le attività culturali proprie dell'Università
Popolare Sestrese e tramite la partecipazione attiva alle iniziative proposte dagli organismi speleologici nazionali e regionali.
Proprio al primo periodo di attività risale l'impegno esplorativo al "Buranco de Strie" - maggior verticale del Genovesato - dove, ad ottanta metri di profondità, con un caparbio lavoro di scavo, viene forzata una prima fessura che da accesso ad una stretta diaclasi ; l'ulteriore esplorazione può proseguire solo per pochi metri, allorché un secondo impraticabile restringimento blocca il passaggio. Le condizioni proibitive dell'ambiente sotterraneo, unitamente alla mancanza di mezzi
tecnici adeguati, impongono di tralasciare. Non ci si da per vinti e le operazioni di ricerca si spostano in altra paile della grotta: un pozzetto ingombro di detriti fa sperare in una prosecuzione. Per mesi ci si alterna nell'opera di disostruzione, confortati da una situazione
operativo relazionale agevole. Ciononostante, svuotato il pozzo per alcuni metri, l'agognata speranza di prosecuzione si infrange su un pavimento di ciottoli concrezionali, troppo resistente ai rudimentali attrezzi a disposizione. Lo scoraggiamento è totale.
Per anni si rinuncia a nuovi tentativi, finché nel 1990 un gruppetto di nuovi soci, utilizzando in gran parte tecniche antiche, riesce a far breccia nella seconda strettoia della diaclasi. Il risultato non è pari all'attesa né condizionato all'attesa e alla fatica profusi: le condizioni esplorative risultanoimpegno ed i relativi problemi connessi con la storia attuale.
Agli anni '70 si rifa poi l'intensa attività di ricerca, di esplorazione e di documentazione delle altre cavità dell'Alta Val Chiaravagna, caratterizzata da un lungo e paziente lavoro di riposizionamento
cartografico, di rilevamento e di aggiornamento topografico, di documentazione fotografica. Vengono scoperte ed esplorate tre nuove grotte: il Buranco da Pria Moia, il Pozzo "Renato Viganego" e la Grotta Costa di Serra. Cavità non molto estese né particolarmente profonde, ma
significativa in considerazione della realtà geo-morfologica di quella parie della Valle.
Le esplorazioni e gli studi proseguono senza soluzione di continuità sino ai primi ottanta, portando all'individuazione degli anni del corso d'acqua sotterranea che, snodandosi per un
lungo tratto al di sotto dell'alveo del Rio Bianchetta, ritorna in superficie in prossimità del piazzale di cava della F.lli Ghiglìazza SpA. Sarà proprio l'attività estrattiva di quest'ultima ad impedire
l'esplorazione del complesso carsico relativo ed un'operazione estrattiva la distruzione e l'intasamento di importanti grotte.
Si partecipa nel contempo ad alcune spedizioni speleologiche all'estero, tra le quali è degna di menzione quella a carattere internazionale, denominato "PIRIN '77", organizzato in Bulgaria dal Club Studentesco Speleologico Akademik di Sofia nell'Agosto di quell'anno.
Considerevole impegno viene profuso nello studio di progressione di progressione in grotta con tutte le altre
Si appronta così un imbrago completo, realizzato con fettuccia in unico pezzo, atto alla progressione su sola corda tramite l'impiego di autobloccanti gibbs. Di questi ultimi si elabora un modello miniaturizzato, molto leggero, affidabile e funzionale, il cui impiego rivela notevoli vantaggi.
Decisamente all'avanguardia risulta la progettazione e la realizzazione di un discensore autobloccante e degli "scorritori", attrezzi allora indispensabili, in mancanza dell'attuali tecniche di frazionamento, per evitare lo sfregamento della corda sulla roccia.
Un cenno particolare va dato sulle esplorazioni, sull'attività di studio e di documentazione, e sulle iniziative di tutela ambientale opera dal Club sul e per il Monte Gazzo, collina calcarea sovrastante l'abitato di Sestri Ponente, da sempre tormentata dall'attività esplorativa
nonostante costituisca un autentico polmone verde per la città, ricco un tempo di specie arboree endemiche, rare, perfino singolali.
Il monte annoverava ben 25 cavità naturali, in parte portate alla luce dai lavori di cava, notevole non tanto per estensione e profondità aspetti, quanto per ricchezza e varietà degli morfologici in esse presenti. In un'estensione sotterranea complessivamente non molto
rilevante si poteva esaminare ogni tipologia concrezioni forma: colonnette con anello, funghetti di grotta, pisoliti parietali, candide stalattiti filiformi, dighette, pavimenti d'alabastro e quant'altri messaggi la millenaria storia evolutiva di questi ambienti ipogei ha potuto e voluto lasciarci . Un merito di attenzione e di salvaguardia, pesantemente depauperato dallo sfruttamento industriale per troppo tempo sconsiderato e libero da qualsivoglia regolamentazione patrimonio.
La lunga fase esplorativa vede impegnati sul Monte diversi Grappi speleologici, e soltanto la scoperta e la prima esplorazione della Grotta "Silvio Daneri" sono da ritenersi esclusivamente opera del Club, anche se le esplorazioni della Grotta "Lo Scrigno" e dell'"Antro
delle Marmitte" - scoperte ad opera del Gruppo Ricerche Speleologiche, scioltosi ormai da tempo - hanno quali protagonisti alcuni dei componenti l'attuale Speleo Club "Gianni Ribaldone".
Inoltre il Club ha operato uno studio sistematico delle cavità attraverso il completamento, l'aggiornamento o la realizzazione ex-novo dei rilevamenti topografici delle cavità importanti importanti, con il riposizionamento cartografico di tutte le grotte, con una documentazione
fotografica più completa possibile, divenuta nel tempo testimonianza storica rilevante ed insostituibile, specie per le cavità annientate dall'attività estrattiva; con la realizzazione del Museo di Speleologia "Monte Gazzo", ospitante reperti concrezionali di particolare interesse,miracolosamente sottratti ai frantoi delle cave;con la partecipazione attiva a Comitati di tutela dell'ambiente ed a Convegni mirati alla conservazione di quanto ancora rimane dell'incredibile ricchezza ambientale del Monte Gazzo; tramite una costante attività didattica-divulgativa operata nelle Scuole del Genovesato, anche in collaborazione con l'Ufficio Istituzioni Scolastiche del Comune di Genova.
Negli anni '80 il Club si dedica alla divulgazione della Speleologia, tramite l'organizzazione di Corsi di avviamento alla pratica speleologica o alla discesa sportiva della cavità della Liguria, del Piemonte, della Toscana, dell'Emilia Romagna, della Sardegna e del Carso triestino .
Partecipa ad esplorazioni in zona La Spezia, MonteMarcello, Finalese e Noli, Grigna, Marguareis.